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Aziende e lavoratori: no al bilancio


categorie economiche e sindacati uniti nel giudizio
 

MERCOLEDI' 29 GIUGNO 2011 - Corriere delle Alpi 

BELLUNO. Artigiani, industriali, commercianti, agricoltori, sindacati. In una parola tutti. Per la prima volta il mondo economico e sociale si trova unito nell'analisi di una situazione politica: quella dell'ente Provincia che domani, in consiglio, affronterà il bilancio 2011. Un documento «che porterà a un ulteriore e pesante degrado economico», commentano in coro. Che la situazione sia grave si percepisce anche dalla forma: la lettera congiunta al presidente della Provincia Gianpaolo Bottacin e la conferenza stampa organizzata nella sede più ufficiale, la Camera di Commercio. Le voci sono quelle che rappresentano il mondo produttivo e i lavoratori, come dire l'intera società bellunese: Cgil, Cisl, Uil, Confederazione italiana agricoltori, Appia, Unione artigiani, Confindustria, Ascom e Coldiretti. Il documento. Lunedì, dopo aver studiato la bozza di bilancio provinciale per un paio di settimane, le categorie hanno consegnato una lettera indirizzata a Bottacin, al quale si chiede di ripensare il bilancio «da commissario». Quattro i settori che più preoccupano l'economia: il turismo, la viabilità e la mobilità, le politiche del lavoro e le società partecipate. «Quanto previsto dal bilancio in questi quattro punti», dice Luigi Curto, per l'Uapi e la Camera di Commercio, «metterà in crisi le aziende bellunesi e, per prime, quelle della parte alta». La politica sorda. «Mai come in quest'ultimo periodo», prosegue Curto, «aziende e sindacati si sono trovati uniti in azioni condivise, ma il mondo della politica non ci ascolta. Il 28 febbraio era fissato un incontro con l'assessore regionale alla montagna (Marino Finozzi) che non si è presentato e non si è più fatto vivo». E ancora: «Rammarica constatare che la filiera politica non serve a nulla». Rimediare subito. Tutti chiedono di rivedere il bilancio, ma la Provincia risponde picche. «Prendiamo atto», dice Curto, «e diamo una prova d'appello, ma chiediamo garanzie di risultati. Entro l'autunno devono dimostrare la loro efficacia le azioni necessarie a recuperare i soldi che mancano, almeno per la ordinaria gestione dell'ente. Attendiamo una resa dei conti a brevissimo». «Entro agosto, come da promesse fatte», spera Franco Debortoli, dell'Ascom. «Trovare i soldi e rivedere il bilancio deve essere l'impegno politico assoluto del presidente Bottacin e di tutta la sua giunta. L'incertezza deve finire subito, perché sarebbe devastante». Strade. «Non possiamo lasciare che la gente si ammazzi per strada perché non c'è il sale contro il ghiaccio», aggiunge Debortoli, impressionato, come tutti gli altri, dagli oltre 5 milioni di taglio a Veneto Strade, che vede a rischio il piano neve e quello per contrastare il ghiaccio, "difetti climatici" piuttosto frequenti nel bellunese. Debortoli già immagina l'ira dei turisti e di chi si sposta per lavoro lungo strade pericolosissime: «Vi immaginate i camion di Luxottica sul ghiaccio?». Il turismo. Grotteschi alcuni racconti degli incontri tra categorie economiche e Provincia: «Lunedì ci hanno convocati per un tavolo strategico sul turismo. Ordine del giorno: tavolo strategico sul turismo», racconta Debortoli sconcertato: «Arrivi lì e ti rendi conto che non sai cosa dire: la Provincia ci chiama per ascoltare, noi vorremmo sapere cosa intendono fare loro e, dopo aver avanzato le nostre proposte non succede mai niente, i tavoli si fermano al primo appuntamento. In Provincia manca totalmente un metodo». Capacità. Nel sottolineare l'eccezionalità di una presa di posizione congiunta su un tema politico come un bilancio di previsione, Walter Capraro (direttore Uapi), affonda: «La situazione non è contingente e rispecchia un modo di fare politica che non si può replicare nel bellunese, quello dell'esclusione dei mondi intermedi. Manca il dialogo e la politica ha la presunzione di fare da sola. Ma c'è un problema di competenze. Ci si augura che le istituzioni vengano presidiate da soggetti competenti, ma non è così e una auto pulizia è necessaria. Se avessero la forza di farla, nessuno contesterebbe la guida del centrodestra, ma è indispensabile una maggiore attenzione alla qualità delle persone proposte per amministrare il bene pubblico». E Curto aggiunge: «Abbiamo dubbi sul fatto che alcuni politici abbiano consapevolezza dei propri mezzi. Se questa situazione non dovesse risolversi a breve, è meglio andare a elezioni». Ma per ora nessuno chiede le dimissioni di Bottacin. L'orgoglio. L'appello più accorato arriva da Anna Orsini, segretario della Cisl: «Questa provincia ha affrontato con orgoglio e determinazione la crisi economica. Tutti hanno cercato di fare di più per dare un futuro al territorio, alle famiglie. Il segno che arriva dall'ente Provincia è l'opposto: è la sconfitta. Mentre tutto il territorio combatte, l'ente che doveva diventare autonomo alza bandiera bianca». Mancato coinvolgimento. Ludovico Trevisson, Confindustria, lamenta come tutti gli altri il mancato coinvolgimento: «Se l'avessero fatto, avremmo potuto produrre idee utili. Ci auguriamo che se ne ricordino in futuro». «Non siamo mai stati chiamati, anzi, siamo sistematicamente esclusi», aggiunge Moreno De Col dell'Appia. I danni. «Il bilancio provinciale causerà gravi danni e disservizi», dice Renato Bressan (Cgil). «Gli stanziamenti per le attività produttive si riducono di un terzo (19 milioni in meno), quelli per il mercato del lavoro passano da 4,5 a 1,5 milioni; l'agricoltura è a zero». Per Bressan uno degli aspetti più gravi sta nella vendita, da qui al 2013, di tutte le partecipazioni societarie: «Cade l'equilibrio di un sistema che si regge tra pubblico e privato. Chi, domani, potrà assumersi l'impegno di gestire tutti quei servizi?». E la vendita del patrimonio immobiliare: «Se vendi tutto, poi non ha più nulla da dare in garanzia». Questo e altro saranno i temi del presidio di protesta, domani pomeriggio davanti a Palazzo Piloni


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