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PIAZZA FONTANA e dintorni e annessi e connessi

PIAZZA FONTANA e dintorni e annessi e connessi - il portale dei lavoratori

 

Il 12 dicembre 1969, esattamente 45 anni fa, una bomba esplose alla Banca Nazionale dell’Agricoltura, in piazza Fontana a Milano, provocando 17 morti e 88 feriti. 

 

 

di Valentina Da Rold

Tutti i processi hanno circoscritto, senza il minimo dubbio, un gruppo di neofascisti appartenenti ad Ordine Nuovo come ideatori ed esecutori della strage: ma nessuno di loro è stato condannato in via definitiva. Spaventosa fu invece la morte del ferroviere anarchico, Giuseppe Pinelli, avvenuta in questura a Milano, durante un interrogatorio. Si era ormai al terzo giorno dal fermo che non avrebbe dovuto protrarsi oltre le 48 ore consentite: precipitò dalle finestre dell'ufficio politico diretto dal commissario Luigi Calabresi. Inspiegabili le accuse all’anarchico Pietro Valpreda,  bollato come "il mostro" sin dalle prime fasi delle indagini. 

 

Lo stesso Calabresi venne ucciso sotto casa, sempre a Milano, il 17 maggio del '72 su sollecitazione di ambienti della sinistra extraparlamentare, come ritorsione per la fine di Pinelli. Nel 2009 furono invitate al Quirinale le vedove Pinelli e Calabresi: "Un passettino avanti verso la verità", disse Licia Pinelli. Purtroppo per lei e per tutti noi i fatti non le hanno ancora dato ragione.

 

Il verdetto della Corte d'Assise d'Appello di Milano del 3 maggio 2005 ha annullato le condanne all'ergastolo emesse in primo grado fino alla definitiva assoluzione dei presunti esecutori: Delfo Zorzi, Giancarlo Rognoni e Carlo Maria Maggi.condannando al pagamento delle spese processuali i parenti delle vittime. Ha confermato però anche le responsabilità di Freda e Ventura che non avranno tuttavia effetti giuridici dal momento che i due sono stati in passato assolti con sentenza definitiva: l’eccidio fu organizzato da «un gruppo eversivo costituito a Padova nell’alveo di Ordine nuovo» e «capitanato da Franco Freda e Giovanni Ventura». 

Il vero movente delle bombe è comunque storicamente noto: “spingere l’allora Presidente del Consiglio, il democristiano Mariano Rumor, a decretare lo stato di emergenza nel Paese, in modo da facilitare l’insediamento di un governo autoritario” ha dichiarato  il giudice milanese Guido Salvini. 

 

Come si tende a fare con i brutti ricordi, si parla poco di quei fatti. A volte si preferisce ritenerli enigmatici, misteri irresolubili. Ma la strategia della tensione, fatta di bombe nelle banche, di stragi di civili sui treni e nei comizi sindacali, appartiene alla nostra storia recente e di misterioso ha ben poco. 

 

“Io so.
Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere).
Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969.
Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974.
Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti.[…]

[…]Io so i nomi delle persone serie e importanti che stanno dietro ai tragici ragazzi che hanno scelto le suicide atrocità fasciste e ai malfattori comuni, siciliani o no, che si sono messi a disposizione, come killer e sicari.
Io so tutti questi nomi e so tutti i fatti (attentati alle istituzioni e stragi) di cui si sono resi colpevoli.
Io so. Ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi.[…]”

Così scrisse Pier Paolo Pasolini

 

I magistrati scrissero:

"L'opera di inquinamento delle indagini appare così imponente e sistematica da non consentire alcun dubbio sulle sue finalità: impedire con ogni mezzo che si arrivasse alla fine del processo. Se ciò è vero, e non sembra minimamente discuterne, diviene legittima sul piano rigorosamente logico una seconda preposizione. Soltanto l'esistenza di un legame di qualche natura tra gli autori della strage e gli autori dei depistaggi può spiegare un simile comportamento: o perché la strage fu eseguita dai primi su mandato degli altri, oppure perché la strage, benché autonomamente organizzata ed eseguita, rientrava in un comune progetto politico, la cui gestione richiedeva necessariamente che non fossero scoperti gli autori".

 

Lo stragismo

 

Il culmine dello stragismo furono le stragi dopo Portella della Ginestra (1-V-1947), prima strage del secondo dopoguerra, digià con la presenza assai probabile di mafia, servizi segreti italiani e americani e, certamente, come risposta terroristica a quei Siciliani che avevano appena dato la maggioranza relativa alle sinistre nell’elezioni per l’ Assemblea regionale:

 

12-XII-1969, strage di Piazza Fontana (Milano): 17 morti, 88 feriti

22-VII-1970, strage di Gioia Tauro (treno): 6 morti, 66 feriti

31-V-1972, strage di Peteano: 3 carabinieri morti

17-V-1973, strage della Questura di Milano: 4 morti, 46 feriti

28-V-1974, strage di Piazza della Loggia (Brescia): 8 morti, 102 feriti

4-VIII-1974, strage dell'Italicus (treno), San Benedetto Val di Sambro:12 morti, 105 feriti

27-VI-1980, strage di Ustica (aereo): 81 morti, 0 feriti

2-VIII-1980, strage della stazione di Bologna: 85 morti, oltre 200 feriti

23-XII-1984, strage del Rapido 904 (treno), San Benedetto Val di Sambro: 17 morti, 260 feriti

 

 

La strategia della tensione

 

La strategia della tensione consistette nel creare un'atmosfera di paura, al fine di generare la richiesta di un regime autoritario, che avrebbe garantito la prosecuzione della politica estera a favore della NATO. Gli attentati dovevano restare misteriosi, aumentando l'insicurezza, mentre alcuni giornalisti e i servizi deviati depistavano le indagini verso i movimenti (giovanili) di sinistra.

 

I servizi segreti Usa, già nel 1942 durante il fascismo, allacciarono rapporti con la mafia siciliana e determinati settori politici con lo scopo di controllare la vita politica italiana, in modo da piegarla con qualsiasi mezzo, anche terroristico e sanguinario, agli interessi degli Stati Uniti e dei gruppi politico-economici di loro riferimento.

 

Il SIFAR (Servizio Informazioni Forze Armate), istituito il 1° settembre del 1949, era totalmente subordinato alla CIA e in pratica aveva gli stessi uomini del vecchio SIM fascista! Ogni commento è superfluo.

 

La NATO venne fondata nell'aprile del 1949, non solo per contrastare la potenza comunista, ma anche per mantenere stabile la situazione politica escludendo rigorosamente le forze di sinistra dalla gestione del potere politico nei paesi che facevano parte dell'Alleanza.

 

Mario Scelba, il fondatore del reparto Celere della Polizia di Stato, tristemente famoso per i metodi antiguerriglia nella repressione delle agitazioni operaie e popolari di piazza, ammise di aver trasferito o congedato nel 1947 ottomila poliziotti “comunisti” e di aver creato, con diciottomila agenti fidatissimi, una rete parallela a quella ufficiale che avrebbe assunto automaticamente ogni potere in caso di insurrezione.

 

A partire dal 1955 fu predisposto il progetto del "Piano Solo" per un colpo di stato e gli agenti del SIFAR cominciarono a schedare in massa gli italiani: oltre 155.000 esponenti della sinistra istituzionale e non, semplici simpatizzanti, sindacalisti, operai.

 

Tra il 1960 e il 1964 i socialisti riuscirono ad entrare nell'area di governo.

 

Nel giugno del 1960 il governo Tambroni, che aveva ottenuto la fiducia con i voti determinanti dell’ MSI e l’appoggio di Confindustria, autorizzò l’ MSI a tenere il suo congresso nazionale a Genova, città medaglia d’oro per la Resistenza. Le proteste popolari che ne seguirono in tutta Italia furono represse dalla polizia, anche con le armi, provocando una decina di morti di cui cinque solo a Reggio Emilia. 

La DC sconfessò Tambroni e nel marzo del 1962 al governo andò Fanfani appoggiato dai socialisti.

 

Le elezioni del 1963 videro una forte avanzata del PCI. La nazionalizzazione dell’ industria elettrica e l’istituzione della scuola media unica, espressioni della politica di centrosinistra, mettono in fibrillazione chi ritiene che la sinistra si stia “pericolosamente” avvicinando al governo.

 

Ed ecco che nel luglio del 1964, e tanto più pericolosamente in quanto di nascosto dall’opinione pubblica, viene di nuovo agitato lo spauracchio del colpo di stato, già progettato con il “Piano Solo” che prevedeva fra l’altro l'occupazione armata delle sedi dei partiti di sinistra, le redazioni dell'Unità, le sedi della Rai e le prefetture. L’obiettivo politico dei “poteri forti” (Confindustria e Banca d’Italia) e del presidente Segni e del generale De Lorenzo era, come minimo, di far accantonare le “riforme di struttura” delle forze progressiste e soprattutto i provvedimenti contro gli interessi legati alla speculazione edilizia, un risultato che fu perfettamente raggiunto. 

 

Il 18 novembre 1965, nacque il SID (Servizio Informazioni Difesa), in sostituzione del SIFAR ritenuto “deviato”, ma che (stranamente?) continuerà a mantenere uomini e strutture del vecchio sevizio segreto.

 

Di certo il SID non ci ha messo al riparo dal rischio di golpe.

 

La fine degli anni '60 fu caratterizzata da uno scontro sociale che ebbe come protagonisti prima gli studenti e poi la classe operaia.

 

Nella primavera del '70 fu approvato dal Parlamento lo Statuto dei lavoratori, una legge che garantiva le libertà sindacali e i diritti dei lavoratori nelle aziende. 


Nel dicembre del '70, con l'appoggio delle sinistre e dei partiti laici, ma con l'opposizione della DC, fu approvata la legge Fortuna-Baslini, che introduceva in Italia il divorzio.

 

Nella notte tra il 7 e l'8 dicembre 1970 un gruppo di neofascisti, capeggiati dal "principe nero" Junio Valerio Borghese, ex comandante della X MAS, mise in atto un tentativo di colpo di stato, nome in codice "Tora, Tora", passato alle cronache come il "Golpe Borghese". Non andò in porto forse grazie anche ad alcuni funzionari dello Stato che, informati, decisero di non si unirsi ai golpisti.

 

La riforma dei servizi segreti del 1977, quando il PCI era già nell’area di governo, riguarda lo sdoppiamento del servizio stesso: al SISMI (Servizio d'Informazioni per la Sicurezza Militare) il compito di occuparsi della sicurezza nei confronti dell'esterno, al SISDE (Servizio d'Informazioni per la Sicurezza Democratica) quello di vigilare all'interno e per la prima volta devono rispondere delle loro attività ad un Comitato parlamentare.

 

Purtroppo (purtroppo?!), a far parte del SISMI e del SISDE saranno gli stessi elementi del SIFAR e del SID.

 

Il primo scandalo in cui incapparono i servizi riformati è quello della Loggia P2.

 

Oggi sappiamo che entrambi i servizi segreti erano coinvolti fino al collo nel caso Moro, in quei 55 giorni che trascorsero fra il sequestro del presidente della DC da parte di un commando delle Brigate rosse e l'uccisione dell'uomo politico (16 marzo-9 maggio 1978). 

 

Nella storia d’Italia dopo il 1945 non vi sono misteri, ma finti misteri.

 

 

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